Scopri l'Elba che non ti aspetti! Il promontorio di Calamita offre sentieri trekking di rara bellezza, attraverso la storia industriale, i paesaggi lunari, i colori dei minerali, la natura del Parco Nazionale ed il fantastico contorno del mare.

Le nostre guide ambientali vi accompagneranno con competenza e simpatia nei vari percorsi tra Capoliveri e le Miniere di Calamita; i percorsi sono accessibili a tutti.


Dal Museo al Mare


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Difficoltà: facile
Lunghezza: 2,5 km circa
Tempo percorrenza: 1,5 ore circa
Cosa portare: scarpe da trekking, un cappellino, acqua, macchina fotografica, qualcosa da mangiare per restare sulla spiaggia (non è attrezzata)

Dal Museo della Vecchia Officina si può raggiungere la spiaggia della Miniera attraversando il Vallone basso. Con questo nome i minatori indicavano la parte più bassa del cantiere, con terrazzamenti, gradoni ed impianti di trattamento e carico La passeggiata di circa 2,5 km passa dai gradoni di estrazione, dove si osservano affioramenti di minerali del rame e piccoli campioni di granati, sotto gli impianti di carico e accanto alla laveria del minerale fino ad arrivare al grande litorale bianco nato dallo scarto della lavorazione.
Si parte dal Museo della Vecchia Officina, dotato di parcheggio, book-shop e servizi.

Consigliamo di visitare il museo prima della passeggiata per conoscere la storia della miniera e della sua spiaggia.

Nel piazzale del Museo, a destra del grande cancello d’ingresso, si imbocca il sentiero verso il cantiere. Si può fare una breve sosta nei piazzali alla ricerca dei minerali del ferro ma si prosegue scendendo verso i gradoni inferiori. Si continua a scendere fino alla porta tagliata nella roccia, accanto al cartello che illustra i minerali di calamita si gira a destra e si prosegue fino ai gradoni d’estrazione, fra poco incontreremo piccoli campioni di malachite ed azzurrite, i minerali del rame. Arrivati al grande piazzale con gli impianti si gode di una vista bellissima.

A destra la spiaggia delle Francesche e di fronte a noi le altre isole dell'Arcipelago: Pianosa, Montecristo e il Giglio.

Su questa costa sporgeva il pontile a sbalzo per il carico di grandi navi mercantili dell'Italsider e il forno desolforante, con forti getti di calore, depurava il minerale da un'elevata percentuale di zolfo. 

Difficile oggi immaginare com'era questo luogo poco più di trent'anni fa.
Attraversato il piazzale si arriva ai piedi della laveria: questo impianto serviva per separare il minerale dalle terre sterili, prive di ferro, che non si vendevano agli altiforni di Piombino, Genova, Taranto e Bagnoli. 
Dopo la separazione e una sempre più fine riduzione in piccoli pezzi il minerale poteva essere pesato e caricato sulla nave. La polvere ed il rumore fortissimo rendevano la laveria uno dei peggiori luoghi di lavoro.

Tra pochi metri comincia l'ultima dolce discesa verso la spiaggia, indicata sulle mappe come spiaggia di Calamita, Punta Rossa o Spiaggia Bianca, nata dallo scarto della lavorazione, quando il minerale privo di ferro, inutile per lo stabilimento ma molto spesso interessante per i collezionisti, veniva buttato sulla costa.

Questo grande litorale è nato così e non è difficile accorgersene osservando bene i colori delle ghiaie e della sabbia: epidoto, pirite, calcite, aragonite, malachite e crisocolla ne colorano la riva e sono in molti a passeggiare con la tessa bassa, alla ricerca di qualche campione da collezione!

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